26/03/14

Self-publishing: conviene?



Il self-publishing ( o autopubblicazione) è la pratica, oggi molto diffusa, con cui un autore sceglie di pubblicare la propria opera autonomamente, senza l'intermediazione di un editore. Si tratta quindi della possibilità di pubblicare i propri scritti, di qualsiasi natura (tesi, romanzi, saggi, manuali...), attraverso le nuove tecnologie, sempre più alla portata di tutti. 
L'autopubblicazione si distingue sia dalla normale edizione, in cui tutte le spese sono a carico dell'editore, sia dall'edizione a pagamento, in cui esiste la figura dell'editore ma le spese sono in tutto (o in parte) a carico dell'autore. Nel primo caso, l'editore si incarica anche della realizzazione e della distribuzione dell'opera, nel secondo caso gli obblighi e l'impegno dell'editore sono alquanto dubbi.
Nell'autopubblicazione è l'autore stesso a provvedere a tutte le fasi della realizzazione dell'opera, agli obblighi di legge e alla sua distribuzione, scegliendo o meno di avvalersi di aiuti esterni, come ad esempio il lavoro di un editor a pagamento.
Il fenomeno del self-publishing è in forte crescita, anche grazie al successo dell'editoria digitale e alla crescita degli e-reader.  L'autore  che voglia percorrere questa strada si avvale in genere di una piattaforma digitale che offre informazioni (how to) e servizi, oltre ai consigli che provengono dalle varie community.
Per un autore pubblicare in self-publishing è una opzione oggi percorribile, ma forse non è una strada per tutti. Molti scrittori o aspiranti tali criticano la scelta di chi, un po' per impazienza un po' per sfiducia nel sistema editoriale, sceglie di autopubblicarsi, equiparando  il self-publishing all'editoria a pagamento, (certo, tutti noi aspiranti scrittori aspiriamo a trovare l'editore che ci telefona a casa per comunicare entusiasta che il nostro romanzo è favoloso e che farà di tutto per aggiudicarselo...nella realtà le cose non vanno quasi mai così) ma a mio parere le due forme di pubblicazione si differiscono sia come approccio che come spesa a carico dell'autore. Vediamo perché:
Nell'editoria a pagamento, generalmente il contributo dell'autore è mascherato sottoforma di acquisto obbligato di in certo numero di copie del proprio libro, a volte con prezzo agevolato, altre volte no. Purtroppo questi accordi di edizione sono molto allettanti per chi non vede l'ora di annunciare al mondo che la propria creatura ha trovato un editore. Quello che però non è mai troppo chiaro, è la sorte che toccherà al resto della tiratura, sempre ammesso che questa venga realmente stampata. In pratica, l'autore non sa quale sarà l'impegno dell'editore nella promozione  e nella distribuzione dell'opera. Personalmente, pur avendo ricevuto alcune di queste proposte, le ho sempre rifiutate; le cifre che mi sono state chieste variavano da 500 a 2500 euro, senza alcuna garanzia che il mio romanzo venisse poi distribuito alle librerie. 
E allora, se la promozione, la pubblicità e la distribuzione, nonché il rischio economico, sono tutti a carico dell'autore, perché non saltare un passaggio e guadagnare qualcosa in più? L'unico rischio, in fondo, è di non essere letti, rischio che nessun editore, a pagamento e non, potrà scongiurare. 
L'autopubblicazione è consigliata soprattutto a chi mette passione nel proprio lavoro, a chi ha buona dimestichezza con internet e i suoi meccanismi di comunicazione e a chi crede di avere fatto un buon lavoro ma è stanco di aspettare.
Il mondo dell'editoria sta cambiando e lo dimostrano il proliferare di siti di self-publishing, come Ilmiolibro (al quale sono iscritta e di cui scriverò presto una breve recensione) oppure Lulu.com. Ciò che però non deve cambiare è il tempo necessario per scrivere un buon libro e la cura dell'autore per i dettagli, che deve essere ancora più scrupolosa, dal momento che il risultato finale non dipende dall'editor (a meno che abbia i soldi per affidarsi ad un editor a pagamento, ma qui i costi salgono) ma soltanto dall'autore stesso. Mi è capitato, ad esempio, di leggere romanzi autopubblicati in cui il protagonista cambia nome a metà della storia oppure incipit con evidenti errori di sintassi.

Il mio consiglio? Continuare a scrivere e a cercare un editore serio, magari un piccolo editore con distribuzione locale, che creda nel vostro romanzo e che, senza rendervi ricchi, almeno non cerchi di spennarvi!




Nessun commento:

Posta un commento