18/02/12

La colpa di Lorenza Ghinelli – ed. Newton Compton Editori pag. 239

VOTO: 7 buon intreccio, uno stile narrativo che mi stanca un po’

Il romanzo La colpa di Lorenza Ghinelli parla di infanzie rubate o perdute, di adulti disattenti e colpevoli e di bambini che si addossano colpe non loro. Un argomento pesante, trattato con perizia dalla scrittrice, senza pietismi, ma portando sulla carta tutta la rabbia e la violenza repressa in queste  vittime incolpevoli. Un  romanzo che ho letto in meno di una settimana, anche se lo stile con cui scrive la Ghinelli non mi fa impazzire, è quello stile incalzante con cui molto spesso sono scritti i romanzi che parlano di giovani di oggi, un linguaggio immediato e privo di fronzoli che trovo a volte un po’ opprimente da leggere, perché cupo e con poco spazio alla riflessione. Un buon romanzo, comunque. I personaggi sono ben tratteggiati e le situazioni si incastrano tra loro con successo.

Martino ed Estefan sono due ragazzi di diciannove anni, studenti un po’ scapestrati e grandi amici. Ognuno di loro porta dentro di sé ricordi troppo brucianti per essere condivisi, colpe che li fanno sentire inadeguati, famiglie che non sanno ascoltare. Martino sfoga con i pugni la sua rabbia autodistruttiva, Estefan si rifugia in deliri che lo lasciano spossato. Soltanto la loro amicizia li tiene a galla. Estefan incontrerà, durante una delle sue folli notti solitarie, una bambina cresciuta con il nonno perché figlia di una tossica morta nel darla alla luce. Anche Greta quindi si porta dentro un peso troppo grande per la sua età. E proprio da questo incontro nascerà in Estefan la voglia di redenzione. Perché, come capisce Estefan, “ non si può essere bambini, se non te lo concedono.”

L’autrice: Lorenza Ghinelli, nasce a Cesena nel 1981, diplomata in grafica pubblicitaria, fotografia, web design e montaggio digitale. Laureata in scienze della formazione, ha conseguito presso la Scuola Holden di Torino il Master in tecniche della narrazione. Ha esordito nel 2011 con il romanzo “Il divoratore”, sempre con la Newton Compton .

Incipit:
Matite:rossa, gialla, verde, blu, viola. Matita nera. Greta afferra la prima e graffia sopra un Fabriano ruvido un arco insanguinato. Poi, in successione, usa le altre tracciando archi su archi, appiccicati, ammassati. Greta fissa l’arcobaleno sul foglio.
E’ il turno della matita nera, ora. Le manine premono la sua punta sul Fabriano spingendola avanti e indietro, sbriciolandola. Il nero mangia il bianco, linee spesse e grasse, sotto l’arcobaleno.

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